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Comune di Lanuvio

Centuripe

Centuripe (EN)

Lanuvio, unita a Centuripe da vincoli di amicizia e di parentela da tempi immemorabili, riconosce nell’istituto del gemellaggio uno strumento valido per stabilire i migliori rapporti anche con altre cittadine italiane o di altre parti del mondo al fine di perseguire il concreto sviluppo delle relazioni fra le persone ed i popoli.

A riconoscimento dello spirito di perenni legami con Centuripe, è conferita la cittadinanza onoraria di Lanuvio a tutti i sindaci della città amica, a partire dal 1975, anno nel quale è stato solennemente rinnovato il gemellaggio più antico che si conosca fra comunità cittadine.

 

lastra in calcare in dialetto dorico

Nel 1963 si rinvenne occasionalmente nella cittadina sicula di Centuripe (provincia di Enna) una lastra in calcare in dialetto dorico, risalente al II secolo a.C., che faceva il resoconto di un’ambasceria Centuripina, composta da tre uomini, che erano andati a Lanuvio e a Roma per rinnovare i vincoli di Syngheneia (fratellanza).
Nell’iscrizione viene riferito esplicitamente che il senato lanuvino accolse l’ambasceria e rinnovò tali legami.
Questo dimostra chiaramente che  Lanuvio e Centurie hanno rapporti di fratellanza da oltre 2200 anni.
 
In occasione del ritrovamento della suddetta lastra i Comuni di Centuripe e di Lanuvio hanno dato vita, nel 1974 a Centuripe e nel 1975 a Lanuvio, ad un nuovo gemellaggio che nel corso degli ultimi anni attraverso la pubblicazione di saggi, mostre fotografiche e convegni ha voluto rimarcare fortemente l’aspetto culturale tra i due Comuni considerando che il gemellaggio, che risale all’epoca di Roma repubblicana, è da considerarsi il più antico nel panorama moderno.
 
“Una pietra calcarea, rinvenuta fra i ruderi antichi della contrada Crocifisso di Centuripe, fu per lungo tempo usata da una famiglia centuripina per battere le olive da farcire sopra una delle sue facce, che era la faccia più levigata. Nella faccia opposta era incisa un’iscrizione greca in dialetto dorico, che fu notata casualmente dal sig. Mazzucco di Centuripe.
Questi si accordò con l’ing. Rizzotti di Catania per farla esaminare dal valente epigrafista e docente universitario prof. Giacomo Manganaro: fu una scelta felicissima, da cui fu determinata la salvezza di quel raro documenti epigrafico per il mondo della cultura.
Il prof. Manganaro interpretò dottamente l’epigrafe, di cui tentò di colmare le lacune con la sua non comune abilità di erudito epigrafista, meritatamente apprezzata presso i dotti italiani e stranieri.
La pietra frammentaria, misurante m. 0,41 di larghezza, m. 0,30 di altezza massima e m. 0,10 di spessore nelle parti meno rovinate, faceva parte primitivamente di una stele, che doveva raggiungere presso a poco l’altezza di un metro. Non è improbabile che nella stele, dopo il testo greco, fosse stato inciso anche il corrispondente testo latino.
L’iscrizione della sicula Centuripe venne incisa in dialetto dorico, perché l’antica città fu ellenizzata tra il quinto secolo avanti Cristo e la metà del secolo successivo, e venne così a far parte della “Koinè” o comunità dorica delle città siceliote e sicule, le quali usavano il dorico come lingua ufficiale. Questo dialetto greco continuò ad essere usato dai Centuripini per lungo volgere di tempo, anche nell’età del dominio di Roma.
Nell’epigrafe centuripina, che consta di diciotto linee più o meno conservate e di parole scritte in lettere alte cm. 1,4 nelle prime due linee e meno di un cm. nelle altre linee, si legge che tre nobili ambasciatori centuripini, Filìarcos, figlio di Filìarcos, Làmpon e Csòarcos, figlio di Menìscos, verso la fine del mese di Novembre si recarono a Roma ed a Lanuvio, per ottenere dal Senato lanuvino il riconoscimento ufficiale dei vincoli di parentela, di amicizia e di ospitalità, che legavano i Centuripini con i Lanuvini. A tale scopo portarono con sé i documenti genealogici o, secondo un’altra interpretazione, le tradizioni scritte comprovanti la parentela fra i due popoli. Era allora dittatore di Lanuvio Furio, figlio di Publio, che convocò il Senato lanuvino per dar modo agli ambasciatori centuripini, che erano dei ragguardevolissimi personaggi della loro città, di esporre la loro richiesta.
Con il dittatore Furio collaboravano l’edile Gaio Attilio ed un altro edile che era figlio di un certo Gaio. La convocazione avvenne prima delle Calende di Dicembre: il Senato di Lanuvio riconobbe la fondatezza della richiesta centuripina ed emanò il decreto di convalida dei remoti vincoli di parentela fra i due popoli. All’estensione del decreto assistettero Lucio, Marcio, figlio di Quinto, e Lucio Cattio, figlio di Marco.
Fu provveduto a tramandare l’evento alla memoria dei discendenti, come accenna l’epigrafe; pertanto è facile dedurne che la parte essenziale del decreto del Senato lanuvino venne poi incisa su due stele, che furono certamente collocate in luoghi pubblici importanti oppure nell’area sacra di qualche santuario delle due città. Sicuramente nella stele lanuvina il testo latino precedeva quello dorico, ammesso però che l’epigrafe primitiva sia stata bilingue.
Nell’iscrizione è nominata la “colonia dei Centuripini” in una linea lacunosa, che non consente di precisare maggiormente il significato della frase.
Da alcune caratteristiche dell’epigrafe ed attraverso altre considerazioni di carattere storico il prof. Manganaro dedusse dapprima che l’evento risalisse al periodo che va dal 44 al 42 avanti Cristo oppure agli anni successivi al 36 avanti Cristo; poi da altre riflessioni è stato indotto a fare risalire l’epigrafe al secondo secolo avanti Cristo.
Il prof. Manganaro espose il risultato dei suoi studi sull’autorevole rivista dei “Rendiconti della Accademia di Archeologia Lettere e Belle Arti” (Nuova Serie – Vol. XXXVIII, 1963, Napoli MCMLXIV).
Nel Luglio del 1971 comunicai l’interessante studio del Manganaro sulla rivista “Castelli Romani” (n. 7) e nell’articolo “Un gemellaggio antico” proposi “agli amici di Lanuvio di studiare la possibilità di procedere al rinnovamento del gemellaggio con i discendenti della città siciliana” di Centuripe.
Il mio invito fu raccolto con entusiasmo dal colto centuripino Brex, presidente dell’associazione culturale “Aborigeni d’Italia”, e dal benemerito centuripino dott. Rosario Di Luca, che, d’accordo con il presidente della Pro Loco lanuvina dott. Simone Frezza, posero le prime basi per la realizzazione del gemellaggio.
La morte inflessibile rapì precocemente il compianto amico Giuseppe Brex; ma l’opera avviata venne continuata con intelligenza e costanza encomiabile dal dott. Frezza e dal dott. Di Luca. L’umanissimo e dinamico avv. Ermanno Làudani, sindaco di Centuripe, ed il dott. Leonio Evangelista, degnissimo sindaco di Lanuvio, coadiuvati dai loro collaboratori, resero possibile la celebrazione del gemellaggio, che fu consacrato a Centuripe il 18 Settembre 1974. “
da “Gemellaggio Lanuvio Centuripe”  (8-11 Maggio 1975) del Prof. Francesco Dionisi