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Comune di Lanuvio

L’impianto residenziale di età romana di via Gramsci

Nei mesi di Aprile e Giugno 2008, sono state condotte a Lanuvio tra via Gramsci e via S. Maria della Pace, sotto la direzione della Soprintendenza per i beni archeologici del Lazio, delle indagini archeologiche in condizioni d’emergenza, dovendosi realizzare un parcheggio multipiano.
La documentazione di scavo è ancora in corso di studio, tuttavia è opportuno presentare le strutture e le pavimentazioni emerse nel corso delle indagini.
Si tratta di una serie di ambienti pertinenti, con buona probabilità, ad un impianto residenziale extra moenia di età repubblicana.
Una pianta archeologica dell’area redatta da Alberto Galieti, pubblicata nel 1953 sul periodico Notizie e scavi dell’antichità, mostra chiaramente come le strutture non fossero note allo studioso; la pianta riporta un tratto di 200 mt. di una strada romana, purtroppo non più visibile, denominata dal Galieti via ardeate-lanuvina, poiché lo studioso riteneva che la via partendo dal foro dell’antica Lanuvium (ubicato nell’attuale Piazza Carlo Fontana) giungeva fino ad Ardea.
Ai lati della strada vengono riportate nella pianta una serie di sepolture, datate al I-II sec. d.C., e delle strutture murarie di incerta interpretazione. La pianta e lo studio del Galieti mostrano chiaramente come quest’area, nonostante fosse quasi a ridosso del foro dell’antica Lanuvium, era comunque da considerarsi extraurbana. 
Dalla sezione dell’impianto residenziale si notano una serie di blocchi in opera quadrata che dovevano costituire la fronte sostruttiva della struttura ad Ovest, mentra la planimetria mostra come gli ambienti ad Est della struttura, che sono ad un livello più alto dell’attuale via S. Maria della Pace, siano stati completamente distrutti dalla realizzazione della strada moderna e dai servizi ad essa connessi (conduttura idrica e impianto fognario).

Iniziamo dunque a descrivere i vari ambienti che costituiscono l’impianto residenziale:
Il cosiddetto impluvium
L’ambiente è costituito da una serie di lastre in peperino (90×138 cm) con andamento concavo.
L’impluvium presenta sui lati Nord, Est, Sud, una struttura muraria in opera incerta, che si conserva per un’altezza massima di 42 cm., rivestita da intonaco bianco e che, visto l’orientamento diverso rispetto ai lastroni in peperino, deve essere successiva.
L’angolo Nord-Est dell’ambiente è occupato dalla bocca di una cisterna (diametro 39 cm.; profondità mt. 5) realizzata in peperino e con un foro per immettere l’acqua in eccedenza all’interno dell’impluvium. In corrispondenza del foro vi è una canaletta che aveva la funzione di far defluire l’acqua al centro dell’ambiente e, mediante un secondo foro, ubicato all’angolo Sud-Ovest del pavimento in lastre di peperino, veniva incanalata in un ambiente sottostante di cui allo stato attuale non rimane traccia.  
A Nord dell’impluvium abbiamo due ambienti costituiti dal medesimo cocciopesto, di impasto giallognolo con inclusi ceramici di piccole e medie dimensioni;.un blocco squadrato in peperino in posizione angolare e  una soglia in peperino a Est del blocco li delimita.
L’ambiente compreso tra il pozzo e il vano settentrionale ha uno stato di conservazione non buono soprattutto in corrispondenza del crollo su di esso di tre blocchi di peperino squadrati, pertinenti con buona probabilità alla fronte costruttiva dell’impianto.
Il pavimento di cocciopesto del secondo ambiente si presenta, invece, in buono stato di conservazione, con l’eccezione di alcune fessurazioni nella parte settentrionale, che comunque non compromettono il generale discreto assetto della malta. Circa 1 m dal muro meridionale, in prossimità della paratia di micropali, si rinviene un conglomerato di cemento moderno perfettamente circolare, del diametro di circa 15 cm, che insiste sulla pavimentazione. Si tratta probabilmente di un carotaggio colmato successivamente dal cemento della paratia di micropali. L’ambiente presenta sia sul lato S che su quello ad E resti di una struttura muraria in opera incerta;
il muro ad E, con andamento N-S, si interrompe a 1,30 m dall’angolo con uno stipite regolare di scapoli di tufo alla base e spezzoni di tegole nell’alzato.
Internamente all’ambiente il setto mostra un paramento in opera incerta, esternamente è rivestito da intonaco bianco parzialmente in opera. Allineato, distante circa 0,80 m, si individua lo stipite corrispondente nella prosecuzione della muratura: anch’esso costituito da spezzoni di tegole, mostra in opera parte del rivestimento di intonaco.
La pavimentazione in cocciopesto si interrompe in modo lineare in corrispondenza dell’apertura, dove probabilmente in origine era alloggiata una soglia.

L’apertura della soglia immetteva in un ulteriore ambiente ad E, di cui rimane un piccolissimo lembo del pavimento in cocciopesto con tessere calcaree applicate disposte, forse a formare un motivo geometrico.
A Nord lo scavo ha restituito, a circa due metri più in basso rispetto alle quote degli ambienti sopra descritti, due strutture murarie in opera reticolata con andamento E-O e un pavimento in cocciopesto. Sopra il pavimento sono stati trovati diversi frammenti d’anfora perlopiù inquadrabili cronologicamente al II sec. d.C. e numerosi mattoncini in laterizio pertinenti ad un pavimento in opera spicata. Tali ritrovamenti farebbero propendere per questa zona degli ambienti di servizio della villa.

Osservazioni conclusive
Da quanto emerso dalle osservazioni preliminari possiamo stabilire che le strutture rinvenute dimostrerebbero, il condizionale e d’obbligo, almeno due fasi edilizie: alla prima, che si può far risalire al II sec. a.C., dovrebbe essere pertinente il pavimento a lastre di peperino che compone l’impluvium, mentre ad una seconda fase che può essere collocata sul finire del II – metà I sec. a.C. possiamo attribuire i rifacimenti degli altri ambienti. Le strutture di età romana a Nord dello scavo, pertinenti agli ambienti di servizio, che mostrano un’occupazione dell’area fino ad epoca tarda, dovrebbero collocarsi cronologicamente alla fine del periodo repubblicano.

 

L’abitazione romana Box

 
La forma più comune di impianto residenziale in età romana è quello che prevede una struttura composta da un protyrum, l’ingresso aperto sulla via, dal quale si accede all’atrium – il primo cortile a cielo libero – o al cavaedium – il cortile coperto – attorno al quale sono disposte le stanze destinate alla vita sociale e agli ospiti, i locali per gli schiavi, i depositi per le provviste, gli ambienti di servizio e la cucina.
Al centro dell’atrium, a causa dell’inclinazione delle falde del tetto, si trova una larga apertura quadrata, detta compluvium , che fa convergere l’acqua piovana nell’impluvium, il bacino di forma regolare posto al centro del cortile stesso.
Dall’atrio, attraverso le fauces, le porte di accesso, si entra nel peristylium, il cortile più interno e più grande, centro della vita familiare, attorno al quale si trovano i cubicula (le camere da letto), il triclinium (la stanza da pranzo), il tablinum (la sala di ricevimento) e l’edicola dedicata al culto dei Lari e dei Penati.