MENU

Comune di Lanuvio

Lucio Licinio Murena – Console romano

Lucio Licinio Murena, nato a Lanuvium nel 105 a.C., fu il primo console lanuvino a Roma.

La sua famiglia, di antichissima origine, vantava tra i propri membri alti magistrati e grandi condottieri: il bisnonno e il nonno erano stati pretori, il padre era stato legato di Silla in Grecia e governatore d’Asia; in questa veste provocò di sua iniziativa la seconda guerra mitridatica e Silla gli concesse l’onore del trionfo.
Nella primavera dell’83, Licinio Murena venne incaricato come propretore del governo d’Asia. Siccome Mitridate si rifiutava di evacuare la Cappadocia, Murena riprese la guerra nell’83, senza l’autorizzazione del senato. Per ordine di Silla, egli dovette porre termine nell’81 a questa seconda guerra mitridatica: Mitridate accettò infine di restituire la Cappadocia al suo re.

Licinio Murena militò in Asia prima agli ordini del padre, fu poi legato di Lucullo nella terza guerra mitridatica e si segnalò nella campagna d’Armenia.
Nel 63 a.C. venne eletto al consolato per l’anno 62 a.C. grazie all’amico Cicerone che, con un arbitrario differimento delle operazioni elettorali, ottenne che la gran folla dei nullatenenti, accorsa a Roma per sostenere Catilina, si diradasse e riuscì a far eleggere L. Licinio Murena. Dallo stesso Cicerone fu difeso al processo in cui venne accusato di broglio elettorale. La motivazione che indusse il grande oratore a perorare la causa di Murena fu anche quella di voler evitare che al posto di Murena subentrasse proprio Catilina. Cicerone addusse come fondamentale il motivo politico che sconsigliava la condanna di Murena, segno della decrepitezza del regime oligarchico che difendeva la legalità con mezzi illegali.

SCHEDA DEL RITRATTO MARMOREO DI LICINIO MURENA
Marmo Pentelico
Altezza Mento capelli 0,27
Mancante del naso e della nuca (lavorata separatamente)
Abrasioni nella capigliatura
Conservata fino al 1914 presso il Museo Civico Lanuvino, poi dispersa in seguito alla distruzione del Museo causata dai bombardamenti anglo-americani del 1944. Nel 1998 una porzione della testa (figg. 3-6) è stata rinvenuta all’interno di una tamponatura di un arco ottocentesco utilizzata, insieme ad altri oggetti scultorei, come materiale di riempimento.
Museo Civico Lanuvino

OSSERVAZIONI
Nonostante la perdita del naso, dalla foto si ravvisa un modellato piuttosto fine della testa, leggermente inclinata a sinistra.
Il pezzo, prodotto nel decennio tra il 70 e il 60 a.C., ripropone in maniera schiacciante modelli di IV sec. a.C. attribuibili alla cerchia di Lisippo.
Il volto presentava una fronte non molto ampia, le arcate sopracciliari ricadono piuttosto pesantemente sulle arcate orbitali. La bocca era piccola e carnosa, le labbra non mostravano ondulazione. Il mento piccolo e sporgente rendeva il volto di forma ovale. Le orecchie erano piccole e attaccate alla testa con un lobo ristretto.
La capigliatura a corti ricci è stata lavorata con una tecnica di rapido effetto, le ciocche più avanzate presentano una cura maggiore. Dalla zona posteriore delle orecchie partono due canali, del diametro di 5 mm., eseguiti col trapano, che andavano verso il centro della testa dove vi è uno scasso quadrangolare per l’inserimento della grappa in metallo della nuca (o di un elmo), lavorata con un altro blocco di marmo pentelico.
L’inclinazione a sinistra della testa fa presumere che la scultura fosse meglio osservata attraverso una visione di tre quarti alla destra del visitatore. Il pezzo mostra i confronti più stringenti nella fisionomia di insieme con la testa della copia in marmo pario dell’Agia di Lisippo, conservata a Delfi, datata tra il 337 e il 336 a.C. e con una testa di atleta tipo Agia in marmo pentelico conservata al Museo di Cirene e datata alla fine del IV sec. a.C.
La lavorazione in più parti della testa, tecnica tipica della fase artistica tardo-ellenistica, trova riscontro nella statua in marmo pentelico nota come “il generale di Tivoli”, rinvenuta tra le rovine delle sostruzioni del Tempio d’Ercole a Tivoli.