Importante scoperta a Lanuvio del più antico alfabetario latino.
Tempo fa, sulla rivista “Archeo”, è stato pubblicato un articolo sul ritrovamento del più antico alfabetario latino. Questa scoperta è avvenuta grazie alle ricerche condotte nel santuario di Giunone Sospita, nell’anno 2000, dal Direttore del Museo Civico di Lanuvio Dott. Luca Attenni.
In quell’occasione il Dott. Attenni è entrato in contatto con i proprietari del villino Dionigi, situato vicino l’area templare, e della omonima collezione archeologica.
La collezione comprende frammenti di terrecotte architettoniche arcaiche e del contenuto di una favissa rinvenuta presso il tempio. Entrambi i gruppi di frammenti sono conservati ed esposti nel Museo Civico di Lanuvio.
Un importante aspetto emerso dallo studio della collezione storica è il rinvenimento di due frammenti iscritti del piede ad anello di una coppa databile tra la fine del VI e gli inizi del V secolo a.C. L’iscrizione, apposta sul fondo esterno, conserva il più antico alfabetario in scrittura latina, la cui forma delle lettere dimostra che deriva da quella etrusca che ha, a sua volta, influenzato quella degli Ernici.
Il reperto fu conservato da Giovanni Dionigi, che fu Direttore della biblioteca dell’accademia dei Lincei, appassionato di epigrafia.
La comunità lanuvina è grata al Sig. Dionigi per aver conservato con lungimiranza anche i più piccoli reperti e soprattutto per aver donato i due frammenti della coppa con alfabetario al Museo Civico di Lanuvio.
L’interesse scientifico del reperto è dato dalla presenza di un’iscrizione sotto il piede di una coppetta di bucchero, della quale restano purtroppo solo due frammenti.
L’iscrizione è stata graffita dopo la cottura con uno strumento dalla punta sottile, che ha lasciato un tratto leggero: è per questo che è difficile fare una buona fotografia, dato che alcune incrostazioni calcaree bianche saltano troppo all’occhio rispetto alla superficie nera del vasetto e al tracciato grigio delle lettere. Ad ogni modo la lettura è sicura.
Si tratta di un alfabetario, ovvero una sequenza alfabetica trascritta in ordine su un oggetto, verosimilmente offerto in un santuario. L’uso di apporre questo genere di iscrizioni era abbastanza diffuso nel mondo greco e ancor di più in quello etrusco, a testimonianza del valore magico-religioso della scrittura all’inizio della storia.
È quindi molto probabile che il vaso iscritto con l’alfabetario fosse stato offerto nel santuario di Juno Sospita Lanuvina.
Il fatto che rende eccezionale il ritrovamento di questa iscrizione è però l’effettiva rarità dell’uso di alfabetari in ambito latino. Questo di Lanuvio è il più antico di tutti, dal momento che si data approssimativamente verso la fine del VI secolo a.C., e il secondo più antico dopo di esso risale all’inizio del III sec. a.C.: più di duecento anni dopo.
La datazione dell’iscrizione dipende in primo luogo dal supporto, cioè dalla coppa di bucchero sulla quale è stata graffita. Dalla forma del piede si può sapere che questo tipo di vaso è stato utilizzato tra la seconda metà del VI e la prima metà del V secolo a.C.
Il confronto delle lettere utilizzate con quelle di altre iscrizioni latine permette di precisare la cronologia all’ultimo venticinquennio del VI secolo a.C.
Veniamo alla lettura dell’iscrizione.
L’andamento è da destra verso sinistra e si conserva solo la seconda parte della serie alfabetica:
[ – – – ] K L M N O P Q R S T U X
– del K restano solo i due tratti superiori che non consentono di capire se le due traverse oblique si incontrassero o meno all’innesto con l’asta verticale;
– la L è ad angolo acuto secondo il cd. tipo calcidese, normale nelle iscrizioni latine dalle origini e fino al III sec. a.C.;
– la M, come si è detto, è a quattro tratti, ma capovolta rispetto al senso della scrittura;
– la N è di forma semi-evoluta, con tratti di uguale altezza, ma con traversa incurvata e tratto di sinistra non ancora verticale;
– la O è sensibilmente più piccola delle altre lettere alla maniera arcaica, ma aperta in basso secondo un tipo poco diffuso prima del IV sec. a.C.;
– la P ha l’asta verticale prolungata e l’occhiello aperto;
– la Q, di forma particolare, è stato realizzato con due tratti curvi: uno più ampio a sinistra, che compone una semicirconferenza dotata di due codoli in alto ed in basso, ed uno più sottile a destra, che chiude il cerchio centrale;
– la R, con occhiello chiuso e codolo inferiore, è resa alquanto irregolare dal prolungamento del tratto curvo oltre la traversa verticale e dalla ribaditura del codolo;
– la S è retrograda, a quattro tratti ad andamento serpeggiante, con il semicerchio superiore più ampio e marcato di quello inferiore;
– T ed U sono unite in legatura per il vertice inferiore, a comporre una sorta di segno a tridente: la prima lettera ha una breve traversa obliqua e secante l’asta verticale;
– la X è appena più piccola delle altre lettere e leggermente coricata a destra.
L’alfabeto, comunque, è quello latino arcaico, ancora simile per molti versi a quelli greco ed etrusco da cui è derivato, ma ben riconoscibile per l’assenza di alcune lettere.
A questo punto, per spiegare l’importanza della nuova iscrizione e per permettere anche ai non addetti ai lavori di comprenderla, è necessario fare un breve excursus sulla storia dell’alfabeto.
L’alfabeto è stato inventato in ambiente greco tra il IX e l’VIII secolo a.C. e derivava direttamente da quello fenicio; le lettere adattate per esprimere suoni greci erano ordinate in una sequenza anche più lunga di quello che era necessario, tanto che alcuni segni che pure erano presenti nella serie alfabetica, non vennero utilizzati, mentre altri vennero introdotti dai greci per esprimere alcuni suoni particolari.
In questo momento, a partire dalle più antiche colonie greche in Italia, Pitecusa e Cuma, l’alfabeto passò così com’era agli Etruschi, che ne fecero uso per la propria lingua.
In effetti, uno dei più antichi alfabetari greci completi viene da ambiente etrusco ed è inciso sul bordo di una tavoletta scrittoria da Marsiliana d’Albegna, ma può essere a buon diritto considerato un esempio della più antica serie alfabetica greca.
A quest’epoca, ancora per tutto il VII secolo a.C., in Italia il greco, l’etrusco ed anche il latino utilizzavano lo stesso alfabeto, ma con alcune differenze nella scelta dei segni da usare.
A partire dal VI secolo, però, si è iniziato a selezionare meglio i segni non solo nella scelta delle lettere da usare per la scrittura, ma anche nella sequenza dell’alfabeto. È così che alcune lettere sono state cancellate dalla serie perché giudicate inutili.
Rimanendo nell’ambito latino ho già detto che il secondo alfabetario in ordine di antichità dopo quello di Lanuvio è del III sec. a.C. ed è stato graffito sul bordo di un piatto “Genucilia” da Palo Laziale sulla costa a Nord di Roma.
Il confronto tra i due alfabetari dimostra che la serie alfabetica è identica (almeno per la seconda parte); le poche differenze riguardano soprattutto la forma di alcune lettere più recenti, come la Q, la R e la S.
Questo confronto è quindi la prova che l’alfabeto latino era già ben definito e stabile alla fine del VI secolo, anche nei centri latini del Lazio meridionale, come Lanuvio, a contatto con popolazioni italiche diverse.
Ed in realtà, andando ad approfondire la ricerca, si è scoperto che la scrittura in uso a Lanuvio alla fine del VI secolo a.C., testimoniata dall’alfabetario, è quasi identica a quella utilizzata da un popolo italico vicino: gli Ernici, la cui capitale era Anagni, dei quali si conosce un’iscrizione abbastanza lunga graffita su un’olletta di bucchero donata in un santuario, appunto ad Anagni.
In particolare, va notato l’uso della M rovesciata (e anche della N), la S a quattro tratti, e non ultimo che la scrittura è disposta da destra a sinistra. Praticamente, l’unica differenza è la forma della T, che nell’iscrizione ernica è più simile al tipo latino classico.
Il confronto con le altre iscrizioni latine del VI secolo a.C. dimostra che in realtà gli Ernici utilizzavano in questa epoca la scrittura latina per la propria lingua, proprio come avevano fatto nel secolo precedente i latini e gli etruschi con la scrittura greca.
In realtà gli Ernici, spesso alleati e qualche volta nemici dei Latini e di Roma, evidentemente ne subivano l’influenza culturale, fino ad utilizzare la scrittura latina senza modificare nulla. Ed è senz’altro interessante che l’alfabeto da loro utilizzato avesse le caratteristiche di quello in uso a Lanuvio, dimostrando che non era da Roma e dai centri maggiori che partiva tale influenza culturale (o almeno non solo da lì), ma aveva voce in capitolo anche la periferia latina di cui Lanuvio era uno dei centri principali.
Per concludere vorrei sottolineare che la coincidenza dell’alfabetario arcaico di Lanuvio con quello più recente di Palo Laziale dimostra una grande stabilità dell’alfabeto e della scrittura latina. Ciò è ancora più sorprendente in considerazione della complessità delle vicende storiche del Lazio arcaico e repubblicano.
All’epoca in cui fu iscritto l’alfabetario, la città di Lanuvio faceva parte assieme agli altri populi latini di una grande alleanza sotto il controllo di Roma tra il regno di Servio Tullio e quello di Tarquinio il Superbo. Una situazione così stabile potrebbe giustificare la forza del sistema scrittorio latino, che si impone anche ai popoli vicini.
Ma più avanti, nel V e IV secolo, sono state numerose le guerre e le lotte dei Latini fra loro e contro gli Etruschi, i Volsci, i Sanniti e poi anche gli Ernici.
Senza dubbio il Lazio meridionale fu spesso in epoca alto repubblicana un campo di battaglia ed una regione poco stabile dal punto di vista politico e sociale; ma la stabilità dimostrata dal sistema scrittorio e la sua omogeneità in tutta la regione sono una prova di continuità storica e sociale e di una sostanziale permeabilità culturale tra le comunità dei centri latini, anche in momenti di tensione politica e di opposizioni militari.